Nella lettera aperta indirizzata al Ministro Giuli e ai Sottosegretari Borgonzoni e Mazzi, oltre centocinquanta firme d’autore – da Paolo Sorrentino a Valeria Golino – denunciano la «crisi di sistema» determinata dai ritardi nella riforma del Tax credit. Un grido di allarme legittimo, ma che finisce per occultare le responsabilità del comparto produttivo stesso: un’industria che oggi vive più di sussidi che di autentica creatività.
Nel 2023 l’Italia ha prodotto 402 film per il grande schermo (+13 % sul 2022), con un tasso di “eleggibilità” nazionale che supera ormai il 99 % per il solo tax credit . Tuttavia, questo record numerico si traduce in una dipendenza patologica dagli aiuti pubblici: oltre il 40 % delle opere ha beneficiato di contributi selettivi o automatici, alimentando meccanismi di clientelismo e favoritismi piuttosto che un’effettiva valutazione artistica .
Gli stanziamenti governativi confermano la dinamica: dopo il picco di 885 M € del 2021, si è passati a 746 M € nel 2023 e a 696 M € per il 2024 . Non si tratta di un taglio “contro” il cinema, bensì di un tentativo di rimettere ordine in un mercato che aveva fatto del sussidio la sua unica bussola. Eppure, molti firmatari della lettera continuano a rivendicare un potenziamento indefinito dei fondi, senza mai interrogarsi sulle ragioni profonde di un sistema che premia chi sa compilare meglio un formulario, anziché chi propone un progetto solido e innovativo.
Le vere vittime di questa dipendenza sono i giovani registi indipendenti e i tecnici emergenti, che – sprovvisti di legami consolidati con sector insiders – restano fuori dalla partita non per mancanza di talento, ma per carenza di “contatti finanziari”. L’ossessione per il tax credit e i contributi automatici ha reso secondario ogni investimento privato e ha indebolito la capacità delle nostre produzioni di stringere accordi internazionali.
Se da un lato il Governo deve snellire procedure e stabilizzare i meccanismi di erogazione, dall’altro è soprattutto il comparto cinematografico che è chiamato a una rivoluzione culturale: scegliere la meritocrazia, riscoprire la co-produzione estera, incentivare il crowdfunding e limitare l’accaparramento seriale di fondi. Solo così l’Italia potrà liberarsi dalle proprie catene burocratiche e restituire al cinema la sua vera forza: quella di raccontare storie capaci di competere – davvero – sul palcoscenico globale.
Ecco il testo integrale della lettera aperta
Al Ministro della Cultura, On. Alessandro Giuli,
Ai SottosegretariLucia Borgonzoni e Gianmarco Mazzi.
La situazione lavorativa e produttiva del cinema italiano è indubbiamente in crisi. Negli ultimi due anni il quadro di complessiva incertezza normativa e ritardi, generati in primis dall’operato del Governo nella gestione della riforma del Tax credit, hanno causato una crisi di sistema che ha colpito molte produzioni, soprattutto le più piccole e indipendenti, e ha lasciato senza lavoro centinaia di lavoratrici e lavoratori, a cui manca anche un sostegno al reddito per il 2025 e un sussidio di recupero salariale e contributivo per il 2024.
Una crisi che rischia inoltre di togliere creatività, autonomia e innovazione a tutto il settore, privandolo della possibilità di competere culturalmente ed economicamente a livello internazionale.
L’auspicata prossima pubblicazione della versione definitiva del decreto correttivo Tax credit è una prima risposta, ma incompleta e insufficiente.
Riteniamo che sia necessario attivare iniziative ben più ampie e rilevanti, come ad esempio ha chiesto Pupi Avati durante la cerimonia dei David di Donatello.
La cultura e la democrazia italiana non possono essere piegate ad interessi di parte, ma vanno tutelate e arricchite con rispetto delle competenze, delle professionalità, delle regole costituzionali e dei diritti di tutti e tutte.
Chiediamo che il Ministero incontri quanto prima le associazioni che uniscono e rappresentano attori, autori e tecnici ascoltando le richieste urgenti che da mesi promuovono.
E chiediamo che si fermino invece le polemiche pretestuose e gli attacchi inaccettabili a chi democraticamente ha mosso critiche all’operato del Ministero, come il nostro collega Elio Germano e la nostra collega Geppi Cucciari, ai quali va tutta la nostra solidarietà.
Cordiali saluti.
(seguono firme in ordine alfabetico)
Francesco Acquaroli,
Gianni Amelio,
Elisa Amoruso,
Francesca Archibugi,
Luca Argentero,
Giuseppe Battiston,
Marco Bellocchio,
Sonia Bergamasco,
Paolo Borraccetti,
Sara Bosi,
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